Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


martedì 20 ottobre 2020

OGNI UOMO UNA CURA: IL VACCINO SEI TU




L'umanità non esiste: esistono gli uomini.  "Umanità" è solo un concetto e, come tale, un contenitore che possiamo riempire a piacimento di qualsiasi sostanza. Allo stesso modo, la "malattia" non esiste: esistono i malati, giacché per comprendere il comportamento di un male e dargli un nome, devi necessariamente partire dal singolo soggetto che ne mostra i sintomi, quindi metterlo in relazione con gli altri. Una stessa malattia non si manifesta in modo identico in tutti gli individui: le diverse circostanze, i diversi destini (età, ambiente, psicologia, storia clinica ecc.) generano malati diversi all'interno di una stessa narrativa patologica per cui non esiste più "una" malattia, ma tante quante sono i malati ognuno considerato nell'insieme complesso che determina l'altrettanto sua complessa condizione di malato; in sintesi il comportamento della malattia e quello del malato entrano in una relazione sì stretta fino a sovrapporsi.
Operiamo una rivoluzione copernicana spostando il nostro sguardo dal fenomeno-malattia al fenomeno-individuo in quanto il primo è una proiezione - varia ed eventuale - esistenziale prodotta dal secondo, non il contrario! Una stessa medicina non ha la stessa efficacia per tutti, ogni corpo ha la sua storia per cui l'uomo non può essere soltanto oggetto di terapia, semmai questa sarà da declinarsi alle originalità di ogni singolo caso, la malattia inizia dove inizia il malato. Aver di fatto ridotto la "guarigione" a una transazione economica ha determinato il deragliamento della materia dei corpi da un piano etico a un piano economico giustificando la messa in campo di politiche orizzontali e affatto discriminatorie della dimensione individuale sia sul piano della salute che su quello del lavoro, a spese di una visione verticale che sappia distinguere da caso a caso sia in materia di salute che in materia di sopravvivenza economica.
Il linguaggio scientifico viene ormai quotidianamente masticato e ingoiato da quello mediale e per questo - come fenomeno linguistico - si è trasformato in linguaggio politico creando dibattito e seguendo il corso delle sue derive discorsive: dalla barbara semplificazione dialettica volta a squalificare la voce opposta, a misure ex lege di controversa legittimità volte spesso a penetrare con piglio totalizzante negli equilibri micro-sociali della società civile, travolgendoli, senza un'idea programmatica di ricostruzione (almeno apparentemente).
La mortificazione della relazione politica e delle sue dinamiche - quelle più elementari come il saluto e quelle più complesse come lo scambio negoziale - rende più fumosi i termini di confronto per distinguere il cittadino socialmente sano dal malato, il comportamento giusto da quello sbagliato: questi sono in realtà la risultante di un insieme eterogeneo di sguardi, quasi un'opinione, come l' "asintomatico" è in fondo colui sul quale ancora non si è posato alcuno sguardo clinico.
Perciò siamo tutti e sempre potenzialmente malati, è un problema interpretativo: dipende dal racconto della nostra sintomatologia, o meglio, dalla sintomatologia come racconto; non si spiegherebbe altrimenti la cancellazione di alcuni mali, anche più letali del Covid 19, dalla narrazione istituzionale e di tutta quella serie di metastasi sociali narrabili come vere e proprie malattie dei tempi civili quali fame e povertà: il "male" e i suoi derivati costituiscono fatti culturali prima ancora che materia per microscopi, letteratura.
Allora cosa narrerà di sé l'uomo di questo tempo? Dipende dall'ascolto che oggi egli fa di se stesso, di più, dalla sua capacità di articolarlo a più livelli, dall'interpretarsi come soggetto e non come oggetto del suo sapere e delle sue conquiste. Non sia la scienza a parlare l'uomo ma l'uomo a parlare per la scienza in un ribaltamento epistemologico fondato sull' individuo e non sulle mere ragioni della Ragione: è la qualità del terreno a determinare il destino di un virus, il vaccino sei tu.
Qualunque sia la natura dell'intelligenza ordinatrice che ci ospita, è comunque lei ad aver distribuito i posti alla mensa della vita: a noi è concesso discernere i criteri della sua ospitalità e comprenderne lo spirito nell'imponenza immisurabile degli astri come nell'invisibilità dei microorganismi. Tutto questo non può esserci nemico se ci ha voluto a casa sua e tanto ci ha concesso, combatterlo significa combattere contro noi stessi col rischio paradossale di soccombere; comprenderne e ascoltarne le ragioni significa invece realizzare quel vaccino la cui formula risiede in un comportamento evoluto almeno al punto da renderci Immuni al virus dell' annichilimento intellettuale: l'applicazione ce l' abbiamo già installata dentro, dall'intelligenza di cui sopra... ha nome Umanità.

HECHIZO  VP