Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


mercoledì 29 gennaio 2020

SFERA


Commuove la drammatica scomparsa della leggenda del basket Kobe Bryant con la giovanissima figlia e lo fa in modo eccezionale, per le circostanze certamente ma soprattutto per il nome cui esse resteranno per sempre legate.
Nei perimetri del rispetto dovuto alle vicende estreme che coinvolgono ogni individuo, famoso o no, è lecito interrogarsi in questo caso su come il tragico evento venga recepito nella sua dimensione mediale e restituito al flusso narrativo di massa. Avviene una trasfigurazione del fatto e dei suoi protagonisti (1) suscitato da un bisogno quasi istintivo di condivisione non tanto per la morte di un uomo ancora giovane e della figlia tredicenne, quanto per la drammatica eccezionalità dovuta al suo eccezionale protagonista nella coerente cornice di una vita eccezionale (2).
Dobbiamo tener conto del fatto che l’immaginario collettivo, che noi tutti abitanti del “mondo connesso” contribuiamo a formare, viene quotidianamente nutrito da una narrazione mediale oggi più invasiva che mai: quando il canovaccio subisce uno shock, esso deve essere metabolizzato amplificando il parlato per rielaborare il nuovo stato di cose affinché il discorso continui a offrire quegli spazi di partecipazione grazie al quale quello stesso “mondo connesso” afferma e sancisce la sua propria esistenza (3). La morte o la malattia però sono e restano fatti privati anche quando si tratta di personaggi pubblici, e quel mondo ne è escluso di fatto (4).
Allora è forse nella creazione artistica l’atto più efficace per ricostruire i ponti del significato sullo scorrere nevrotico e ipertrofico del discorso mediale (5), efficace in quanto capace di creare punti di osservazione a loro volta eccezionali che conducano quei ponti dalla fine all'origine di tutti i discorsi e cioè dalla drammatica scomparsa di un individuo alla creazione artistica – il gesto sportivo – da cui è nata la sua leggenda e l’intera narrazione, per toccare in ultimo la sfericità di una metafora senza angoli e lati, dunque uguale per tutti: la vita e la morte degli esseri.


HECHIZO  VP

NOTE
[1] Creazioni di immagini e proliferazione di formule quali "r.i.p" o "non ci posso credere" accompagnate da emoji di rito: perché questo è un rito della comunicazione moderna.

[2] Effettuare spostamenti "di routine" con l'elicottero eleva l'eccezionalità del rischio qualora si verifichi.

[3] L'argomento è vincente ai fini della sussistenza del discorso quando è partecipato, ma ciò è appannaggio dell'insieme ossia della struttura in cui il discorso fluisce, non della singola voce che lo naviga.

[4] Tu puoi immaginare la moglie di Kobe Bryant, lei non può immaginare te.

[5] Il gesto artistico (dal verso poetico al tratto pittorico, dalla melodia all'acrobazia dell'atleta ecc.) universalmente è sintesi e per sua natura suscita visioni di sintesi: si chiama estetica e produce significato, la ricerca del significato è quanto più ci avvicina all'essenza delle cose (quanta sintesi, solo a dirlo, in una "bomba da 3" o in un "gol su rovesciata"? Arte infatti è già soltanto dirlo poiché suscita visioni di sintesi in te che stai leggendo).

giovedì 16 gennaio 2020

L'ENERGIA (0) DEL VUOTO


“Sappiate avere torto, il mondo è pieno di gente che ha ragione. E’ per questo che marcisce.” (L.F.Celine).
Ragioni, la scena politica ne è sempre stata piena: spesso però si tratta di scena senza azione reale, senza azione politica tangibile. La tensione superficiale dell’acqua – quella pellicola che impedisce a certi oggetti di affondarvi o permette a certi insetti di camminarvi sopra – è simile all’ equilibrio dialettico che tiene in vita il canovaccio del dramma politico (1) e di chi vi galleggia. Il pesce morto anche galleggia e bene, quando l’acqua si fa piazza (2).
Se lo spettacolo poi è guardar se stessi mentre la scena è vuota ecco apparire le ragioni del pesce e del suo galleggiare, per esser facilmente catturato in branchi attraverso la rete – sia essa di corda o trame binarie di 0 e di 1 – ma, risalendo la trama del vuoto, arrivi comunque al pescatore.
Per la meccanica del linguaggio ogni “bianco” crea automaticamente il suo “nero”: la totalità dei colori nel primo caso come l’assenza di colore nel secondo costituiscono lo stesso fenomeno, una sorta di “effetto Camisir” per cui due vuoti a confronto, ad esempio “sovranismo” ed “europeismo” – quel “bianco” e quel “nero” – danno vita a una sovrapposizione che diventa identificazione; la scena di cui sopra quindi continua a esser vuota, malgrado le forze attrattive spingenti da destra e sinistra siano prodotte dal vuoto stesso e dallo stesso vuoto.
Questo gioco di energie non risolve il tuo quotidiano (3), è puro intrattenimento neanche ben argomentato, ma la tua vita è l’argomento reale: perché gettarla in pasto ai pesci? Perché delegarla agli squali della comunicazione spacciatori di branchi e di branchie? La tua fame antisovranista chiede certo di più se è vera fame, la tua fame sovranista meriterebbe confini dialettici più ampi di porti e presepi… ma fame ideologica resta – o logideica [4] – e in ogni caso: vuoto.
Vedi allora com' è facile cadere dall’ una o dall’ altra parte del vuoto pur paventando il piglio di non recar bandiere, di non esser parte della scena e quindi delegarla a quei pescatori d’uomini che fanno del vuoto ciò che vogliono: ragioni; ma ragiona piuttosto e condannali alla forma per farti tu informazione (5) e pescatore sì, ma di idee.

HECHIZO  VP

NOTE
[0] ΕΝΕΡΓΕΙΑ = EN-ERGON = “PIENA AZIONE”.

[1] Dramma è l’azione (dal greco “drama”), quella invocata dal regista di cinema oltre a quella teatrale: come la nostra vita, in quanto insieme di azioni, è teatro.

[2] Piazza che è dal latino “platea”: vedi, pur scendendo in piazza non ci siamo mossi dal teatro e oltretutto siamo pubblico galleggiante (che urlicchia gonfiandosi alla guisa del gallo), non gli attori cioè i fautori dell’azione.

[3] Se la ragione è “ratio” ossia razione di quanto ti spetta, il “quotidiano” è la razione ovvero la quota dei tuoi giorni (“quotus dies”) nel mondo, per cui prendi oggi la tua vita quotidiana come il pane che invochi (“metti nella voce”) poiché la voce riempie i vuoti come il pane lo stomaco.

[4] Neologismo da contrappasso all’idea che si fa logica ove lo sterile rigore di una logica ambirebbe al rango dell’idea.

[5] Esser tu la forma e deciderne le… forme (non come dettata dal parlato mediatico che de-forma e che uni-forma), perché la forma annulla il vuoto e la tua voce che invoca è già forma formata: voto.