Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


martedì 5 ottobre 2021

TACHICRAZIA



Tutto del nostro agire e del nostro decidere ha la sua germinazione nel fertile terreno della riflessione: la realtà è uno specchio dal quale rimbalza il riflesso - guisa d'eco d'una voce - dell'azione umana e animale in genere, nascendo l'azione dalla provocazione di cui è figlia. Ed è sempre politico, ed è politica (1), il comportamento dell'esemplare uomo immerso negli abissi della socialità in cui egli scorge quelle provocazioni che poi porta a galla e affida al vento degli eventi - o all'eventualità del vento (2) - timonando il suo destino, provandoci almeno. 
Dai mari non fioriscono ma emergono le cose, non fa eccezione il Mar Politico la cui superficie è spesso, oltre che dai venti, scossa appunto da emergenze che impongono al fatal navigatore la piega delle vele.
Il tempo civile è proprio questo mare e l'emergenza (3) ne è costa che lo delimita: unico mare questo - in tempo di ghiacci sciolti e di maree che assottigliano le spiagge - in ritirata, ridotto a poco più di una pozzanghera a beneficio della terra emersa, quella terra che germina re-azioni, gesti dettati da ciò che emerge.
Dunque è di tempo che parliamo, sempre meno e poco disponibile quando il suo intercalare politico è scandito dall'urgenza, e perciò il suo riflesso è per forza immediato, istintivo: il tempo non ha spazio necessario per distendere il rifesso in riflessione, l'azione in articolazione.
"Tachicrazia"(4): il potere della velocità, governare un sistema d'uomini attraverso la dilatazione e il restringimento del tempo politico, dittatura del ritmo.
"Non abbiamo più tempo!", "Tutti dentro!", "Prima che sia troppo tardi!"... non c'è più mare da esplorare, spazio per la confutazione: ciò che la riflessione pone, l'emergenza impone; tanto vale farsi trasportare non più dalle onde prosciugate dell'incognito ma dalla salda mobilità di quella terra detta Panico, e vedere che succede con la mano pronta a scattare sul maniglione dell'uscita  di sicurezza, provando a gestire lo stress che ci viene imposto.
Riaffiorando però noi dalla marea dell'emergenza, tirandocene fuori appigliati alla razionale gravità di qualche luna, osservandola da sopra quella terra emersa scopriremo essere un'isola: l'orizzonte visto dalle isole moltiplica se stesso, il mare si riallarga, il tempo torna a dilatarsi e con esso il pensiero, l'idea, la riflessione, l'azione... perché più grande è la realtà - lo specchio - che siamo capaci di osservare, più ricco sarà il riflesso che ci restituirà, dunque più potente e diversificata l'azione ora non più soltanto effetto ma anche causa d'altro mare, di nuovo tempo cioè, che i padroni delle emergenze non potranno fare a meno di veder profilarsi come nuova emergenza, ma per loro... e sarà il loro tempo a ritirarsi.
Riconquista allora il tuo mare, che è il tuo tempo, padroneggia lo specchio che rifletta te proprio e non un "Io" prestato alla paura: sono le uscite di sicurezza a disegnare il perimetro del luogo in cui sei prigioniero e se la sicurezza è fuori, fai prima a non entrarci affatto... Privalo della tua civiltà e priverai questa delle tue paure: sii tu l'emergenza, non hai più tempo!

HECHIZO  VP

NOTE

[1] "Polis" è la dimensione ineludibile dell'uomo sociale pubblico e privato: tutto ciò che fai e che non fai,  ha un effetto politico.

[2] Il vento spira dal sanscrito "VA-TI" al participio passato del latino "venire": "ventus", il vento è un evento e viceversa, fatto che i-spira.

[3] "Mergere" è l'immergersi, tuffarsi: e-mergere è l'azione opposta. Ciò che la profondità dei mari e      dell'inconscio cela, si manifesta agli occhi della ragione solo quando non fa più parte della stessa tua  profondità, ne emerge appunto, ed è quella memoria ancestrale della tua finitezza che chiami paura.

[4] "Tachus" il greco per "veloce": imponendo più velocità alla situazione accorci il tempo delle decisioni e  
molto più di quanto possa inizialmente sembrare inaccettabile, diviene accettabile. Il tempo non è che 
lo spazio attraverso il quale si esprime la forma delle tue azioni, più questo si dilata e più esse divengono sinuose e        armoniche,   più si restringe più esse divengono dirette e sincopate. La febbre interpretata come simbolo di malattia piuttosto che sintomo di guarigione, regoliamo in molti con la Tachi-pirina affinché presto scompaia come simbolo piuttosto che interpretarla quale sintomo.

domenica 25 luglio 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Il neoprogressista"

Il neoprogressista ha fede nella scienza... Esatto: fede nella scienza, o meglio in ciò che lui voglia credere sia "scienza", d'altronde la fede è fede... mica scienza. Lui è sveglio, ha studiato, si informa: è così informato che sa anche dov'è che tu prenda le tue informazioni, così "studiato" da dare per scontato che tu non lo sia, magari più di lui.
Il neoprogressista è decisamente "di sinistra", o almeno lui ha fede in questa ipotesi: è così di sinistra da apprezzare un banchiere come capo di governo; ama certo la lotta di classe e giura che continuerà ad amarla ancor prima di capire quale sia la sua classe di appartenenza o cosa sia una "classe sociale".
Il neoprogressista ama Papa Francesco, che è neoprogressista pure lui perché quasi non sembra manco un Papa e non porta l'oro addosso: si bada alla sostanza qui, anzi alle sostanze.
Il neoprogressista ha delle figure di riferimento per orientarsi in questo casino di virus e vaccini: Mara Venier, Amadeus, Bonolis, Ambra Angiolini, J Ax, il CT della nazionale di calcio (ricordate? Lui crede nella Scienza).
Il neoprogressista, ovvio, è antifascista ma siccome appunto è antifascista si concede qualche libertà: se la concede specialmente sui social quando parla di lasciapassare obbligatori o di diritti costituzionali da negare a taluni piuttosto che ad altri... Ma solo sui sui social, che sono il terreno politico del suo antifascismo: la strada, i comizi, le molotov, le Feste dell' Unità sono medioevo. Ah ecco, Medioevo... tutto ciò che lo disgusta o gli sembra superato lui lo chiama così: "medioevo", beh ne sa pochino di arte o architettura medievali, ignora i progressi scientifici e civili avvenuti in quell'epoca ma oh.. non è che il neoprogressista può sapere tutto lui, studiatevela la storia.
Diciamocela tutta però: c'è anche il neoprogressista "di destra"... Un po' meno numerosi ma esistono: facile riconoscerli, sono quelli che si vergognano di essere di destra, quelli del "figurati ma io ho tanti amici omosessuali", quelli antieuropeisti che apprezzano il governo col banchiere europeista di cui sopra, quelli contro il ddl Zan ma solo per alcuni dettagli, contro il Green pass ma solo per certe questioni, quelli contro il vaccino obbligatorio ma solo per taluni aspetti... Non sarebbe così strano incontrarli a un concerto dei 99 Posse con la canna in bocca, perché loro sono di destra mica fascisti oh... e come si incazzano se gli dai del fascista: "Sono di destra, POSSO?"
Il neoprogressista di sinistra ama il migrante perché gli ricorda del culo che ha avuto a nascere nella parte giusta del mondo e gli concede pure il lusso di una filantropia da pianerottolo: lui la porta di casa continua a chiuderla ben bene la sera, intorno ai suoi comfort; il neoprogressista di destra invece lo odia il migrante, ma per gli stessi motivi... però ha un sacco di amici negri.
In definitiva, il neoprogressista ha fede nell' esser cresciuto con una, secondo lui, grandiosa - se pur perfettibile, perché ha fede nella sua modestia -  idea di libertà che potremmo sintetizzare nel noto adagio "la tua libertà finisce dove inizia la mia" (o viceversa), che detta da un M. L. King qualunque nell'America dei 'sessanta ha un senso, ma detta da lui - che forse l'ha ascoltata in Tv,  trovata su internet o in quei cioccolatini con gli aforismi dentro - diventa una roba impraticabile, un controsenso che attribuisce un limite arbitrario a ciò che - ipsa natura rei - non può essere limitato e tanto meno per arbitrio; tale contraddizione è ad ogni buon conto normale per chi forse è cresciuto non con una genuina idea di libertà, essa intesa come ideale collettivo fondante un principio di civiltà, un orizzonte culturale da spostare sempre "in avanti", ma con la sua sofisticazione: stipendio, bancomat, auto, casa, vacanza, ristorante ecc. ossia l'artificio di una individualità preconfezionata di cui il collettivo diviene mera moltiplicazione burocratica, su cui al massimo puoi fondare proprio ciò che osservi oggi: e al neoprogressista piace finché ha i suoi motivi per considerarsi migliore di te e per andare allo stadio, d'altronde la collettività da lui percepita non è altro che un'estensione del suo punto di vista... di più: un atto di fede nella società così come gliel'ha incartata Mc Donald's.
Il neoprogressista fondamentalmente, a dispetto della sua sicumera, è un individuo confuso e suggestionato... basta poco a gettarlo nel panico: un telegiornale, un film di Nolan, un "buh!", una minaccia qualsiasi alla sua religione perfetta per vederlo inveire scappando dietro a un algoritmo e portandosi appresso tutto il pulpito (in genere preso all' Ikea e montato con gli amici del "padel") del suo progredito ottimismo, comunque ignaro dell'eventualità per cui nel migliore dei mondi possibili, lui possa rappresentare il peggiore dei casi politici possibili.

HECHIZO♠️

lunedì 19 luglio 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Tutti al mare!"

Un siero può essere inoculato come un pen-siero può essere inculcato; la combinazione chiastica fra i termini ha sede nel di loro Oriente etimologico: entrambi ti scorrono dentro, ti... fanno, e funziona meglio del 5G perché ti dirigi da te: il "pensiero" è peso, il "siero" qualcosa che scorre, sei un fiume di gravità insomma e... il fiume è tale solo grazie agli argini, altrimenti è mare.
C'è il mare dell'umano indistinto che prima d'esser tale precipita scomposto in correnti fiumane, come quelle delle varie civiltà che prima di saldarsi hanno, forse, per necessità il bisogno di osservarsi divise; ma appunto la necessità non ha ragione, è fondata sugli istinti, e la ragione che la spiega non può essere scientifica, semmai politica.
"Apartheid" il nome d'uno di quei burrascosi fiumi che non nascono dalle vette della scienza ragionata ma dal basso degli istinti politici: non v'è scienza che dimostri la superiorità di una razza umana su un'altra (benché ne esista il mare), non ve n'è un'altra ancora che dimostri la superiorità di un siero su un pensiero (benché sussista l'ipotesi opposta).
Dunque ci si bagna eccome nello stesso fiume se le "giornate mondiali della memoria" contribuiscono a cancellarla la memoria relegando a un passato quasi mitologico il corso di quel fiume sancendone vanamente la sua irripetibilità nel presente.
E invece eccoci qui, al "delta" dove il fiume dividendosi non sfocia in mar civile alcuno, ma nella palude di una neo-plebe fieramente circoncisa che fonda il mito della sua nobiltà sulla superstizione di una pseudo-guarigione, e sul rito del rimprovero immaginandosi migliore; probabilmente è soltanto malata ma d'altra ipotesi ed è chiaramente ipotesi politica, affatto scientifica: un'ipotesi di civiltà delimitata da bar, ristoranti, palestre e centri commerciali: benissimo, a noi lasciate pure il mare... è qui che stiamo fondando la nostra idea di civiltà.

domenica 13 giugno 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Lettera ai ragazzi"

Vi hanno promesso birre e panini, in certi casi persino la canna gratis... in cambio di qualcosa che dovrebbe farvi bene, più bene della birra, dei panini e dello spinello. 
Questo siete per loro, cari ragazzi: stomaci, fegati, polmoni, materiale da gestire: in una parola "consumatori". Ve lo stanno insegnando a scuola sì, il "consumismo"? O forse no, almeno non troppo seriamente: altrimenti lo avreste già capito, di questo processo, quale possa essere il prodotto finale. Voi.
C'è un aspetto degenerativo del consumismo che probabilmente non vi è stato ancora illustrato: la sua capacità di assorbire non solo le materie e i processi sulle materie, ma anche il mondo delle idee e dei princìpi, trasformando anche questi ultimi in prodotti riconducibili ai processi "industriali" e ricollocabili poi in quell'ambiente tipico dell'economia consumista chiamato "mercato". E' così che anche valori come "libertà", "salute", "uguaglianza" ecc. - quelle belle cosette scritte nella copia della Costituzione che è stata regalata a chi di voi sta affrontando la maturità in concomitanza con gli "open day vaccinali" -  possono diventare merce di scambio in funzione di alcuni comportamenti che possono esservi richiesti. Le dittature, quelle almeno, ve le hanno spiegate sì? Ecco qui siamo oltre, sapete perché? Perché se tu sei convinto che tutto può costituire merce di scambio, allora non c'è bisogno di obbligarti a fare qualcosa con la forza: basta uno spot fatto bene, qualche cazzata, il giro gratis, il 2 x 1... e tu lo accetti, convinto di aver fatto l'affare della vita.
L'offerta che non puoi rifiutare in cambio di quelle famose cosette, si basa su una menzogna: la verità è che quelle cose tu già ce le hai. Vedi, a un certo punto hanno iniziato a chiamarle "diritti" e li hanno anche messi in quel pezzo di carta: è proprio questa la truffa... già, perché quelle cosette lì, in realtà, non ce l'hanno un nome: sono realtà ontologiche, ossia ce le hai per il solo fatto di essere, nessuno te le può togliere così come nessuno può dichiarare da pulpito alcuno che tu ne abbia o meno il possesso; sei tu semmai a doverle difendere sempre, ogni volta che vengano messe in discussione da chiunque o da chiunque si arroghi l'autorità di concedertele: è questo che poi fa nascere le Costituzioni, proprio come quella che ti hanno regalato ma che è già tua perché appunto Tu vieni prima di lei, il tragitto è opposto.
Non è colpa vostra comunque se siete stati allevati da una generazione che non ha dovuto far niente per difenderle o addirittura riconquistarle quelle cosette: "I miei figli devono avere tutto ciò che non ho avuto io", come se a noi fosse mancato qualcosa... oppure "I miei figli devono avere tutto ciò che ho avuto io", come se avessimo capito il valore di ciò che avevamo, o meglio, di ciò che ci è stato restituito attraverso il sangue e il sacrificio della generazione prima, o delle generazioni a noi contemporanee ma nate nei posti sbagliati e sul cui sangue è stato costruito il benessere della nostra.
Il mondo è un posto piccolo e limitato ragazzi, forse questo Greta non ve l'ha detto quel venerdì in cui avete fatto sega a scuola: per ognuno di noi che sta bene, in giro ce ne stanno almeno dieci che non se la passano benissimo, oggi, anno 2021. Siete stati educati ad avere, a possedere, a scambiare cose per altre cose, non siete addestrati al desiderio e alla conquista: questa è roba che si modella sulla mancanza, sulla fame e non è colpa vostra, no, se basta così poco a prendervi in giro, a convincervi... non solo non sapete in quale parte del processo vi troviate, ignorate l'esistenza stessa di un processo il cui prodotto finale siete proprio voi e il vostro "clik" sul carrello di Amazon.
Allora l'augurio che posso farvi è solo quello di svegliarvi e riappropriarvi del processo: siete già liberi e non dovete barattare la vostra libertà con nessun gesto o comportamento di cui ignoriate la portata e il significato; siete voi la Costituzione: studiatela sul serio, non diventatene il mero riflesso giuridico, non siatene l'oggetto ma i protagonisti coi vostri corpi e le vostre menti. Incazzatevi. Non accettate tutto: chiedete sempre "perché" e se qualche "perché" non vi convince, indagate. Decidetelo voi il destino di questa fabbrica di cittadini e trasformatela in una fabbrica di uomini: siate animali politici. Fate a botte, fate l'amore. Sputateglielo in faccia il loro fottuto panino ed estorcetegli le risposte: nessun vecchiaccio incravattato può venire a vendervi ciò che è già vostro; appartenetevi, e dunque sorgete ragazzi cari.

H♠

domenica 18 aprile 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "La Repubblica dei cognomi."

Esponenti della cultura, dello sport, dell'informazione et cetera, firmano un "documento" solidale a favore dell'attuale Ministro della Salute; "salute" eh, non più "sanità", e magari "pubblica", che è un concetto più specifico: meglio tenersi sul vago, con le parole furbe, quelle che puoi riempire un po' come ti pare... A proposito: cos'è per te la salute? 
Cognomi: simboli del linguaggio che qui pretenderebbero di rappresentare qualcosa o qualcuno in più rispetto al loro legittimo titolare, un intero concetto intriso di autorevolezza autoriferita.
"Cultura"... Ebbene non la mia; "informazione"? Non come la intendo io... e "salute", figuriamoci se ne affido il significato a un ministro.
Dunque cari - e cari non per affetto, piuttosto per il prezzo in termini di spazio e voce pagato da quegli stessi mondi che dite di rappresentare ma prepotentemente imbevuti della vostra liquida, traboccante, remunerata presenza - per quanto mi riguarda non siete esponenti di un cazzo, se non della vostra opinione. E di un cognome.
E' questa però - come coerentemente recita l'articolo 1 della, anche qui, solo vostra Costituzione - una "Repubblica democratica fondata sul cognome"... e beh in un paese dove si governa per cognomi, dove nel più democratico dei casi la scelta di voto è limitata a una lista di cognomi già stabiliti, dove hai vita un po' più facile se hai l'amico col cognome giusto al posto giusto, qui sì un peso ce l'avete voi esponenti di cultura questa, almeno finché questa sarà cultura.
Ma i cognomi altro non sono che parole, e da unico Ministro del mio vocabolario che tende all'infinito, vi condanno all'esilio: non c'è niente che possiate rappresentare dei miei mondi, non c'è significato che io possa delegare a quello spazio tra il nome e il cognome perché lo spazio è già mio tutto, come il significato che posso dare a un cognome in quanto parola, e per esempio alla parola... Speranza.


H♠

sabato 3 aprile 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Lo sanno tutti."

"Lo sanno tutti che la nave sta andando a picco e che il capitano ha mentito..." e sotto sotto lo sai anche tu: lo avverti, lo respiri malgrado ti ostini timidamente a credere che tutto finirà bene, che prima o poi le cose si risolveranno perché è questo che ti hanno insegnato a fare: credere. 
Una tradizione, una religione, un'abitudine, un'istruzione, un'idea, una notizia, una ricetta... e tu hai iniziato col crederci - alcune cose andavano anche molto bene, ti calzavano a pennello - ma non potevi fare altrimenti anche quando qualche verità mostrava delle crepe; poi ancora e ancora, hai continuato a fidarti finché "credere" si è trasformato nel tuo naturale atteggiamento nei confronti della realtà. Eppure a volte lo avvertivi, lo intuivi... no, non poteva che essere così, per forza.
La fede è qualcosa di potente, forse il più potente degli atteggiamenti umani:  tutto ciò che hai intorno è opera della tua cieca fede in ciò cui ti hanno detto di credere, anche quando non ti piace: "Oh se solo mi avessero insegnato a scegliere! Se mi avessero abituato alla confutazione, alla scomodità della ricerca, a un atteggiamento critico, a non aver paura... magari oggi avrei meno rimpianti." 
Ma stai sbagliando ancora, stai ancora implorando di essere guidato e nemmeno te ne accorgi: l'obbedienza è la più profonda e subdola delle abitudini, un'assicurazione sulla tua vita da cittadino "normale", sempre quella che ti hanno insegnato ovviamente. Vuoi misurarlo il tuo grado di libertà? Sì? Misura le cose cui obbedisci, certo molte dovrai andare a stanarle nei più impensati anfratti del tuo quotidiano.
Prova invece a porre fede in questo, tanto non hai niente da perdere oltre, forse, alle tue preziose e rassicuranti abitudini: hai i mezzi e l'intelligenza per andartela a prendere da solo la verità, e non hai più scuse da accampare per una vita che scade come un barattolo di marmellata. Aprila.
Loro d'altronde, i "tutti", sono esattamente come te: aspettano che ci pensi qualcun altro, sono abituati così anche se "lo sanno che la nave sta andando a picco..." lo sanno, ma di fronte al problema della cruda sopravvivenza magari qualcuno ha cominciato a scendere; gli hanno detto che il mare è pericoloso - ci sono le onde - ma di fronte a un fottuto Titanic di cui è evidente il destino, hanno preso a tuffarsi: per farlo può servire più la paura del coraggio sai. Ora quelli, quelli che si sono già tuffati, ti stanno guardando da laggiù: sì ci sono le onde ma quando ci sei immerso non sembrano poi così grandi e pericolose... e sulla nave sei rimasto solo tu, aggrappato a un timone ingovernabile, fedele al tuo capitano (che nel frattempo si è tuffato pure lui) e alle tue certezze che non sono più neanche le tue.


H♠

sabato 20 marzo 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Fossili"

Ce la stanno mettendo tutta per farci perdere la fiducia nella medicina, nell'informazione e nella politica poi non ne parliamo... E invece no, perché sono proprio loro la prova dell'inciampo, della naturale e ciclica regressione che ogni versione di progresso conosce e comprende al suo interno per produrre lo scatto successivo: il metabolismo dell'evoluzione.
Dobbiamo allora prendervi così, interpretarvi come quelli che saluti e restano mentre tu prosegui il viaggio, con un  po' di attenzione certo, che non vi salti in mente di scroccarci  il passaggio e ospitarvi come scomoda zavorra: la strada è disseminata di fossili e d'una seducente nostalgia del conosciuto. 
Spiacente caro Darwin: non è la specie che più si adatta, quella destinata a sopravvivere ma quella che riesce a emanciparsi da se stessa.
Addio, fossili, noi ce ne stiamo andando.


H♠



lunedì 8 marzo 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "8 marzo 2021"



Dove ha sede il principio del femminile? 
Nella grammatica, nel concetto di proprietà, nella maternità o nello sparlato della narrazione civile... No. 
Come la pura idea dell'origine, non ha sede alcuna il principio del femminile, non è una risposta da opporre ma domanda verso cui inchinarsi con lo sgomento dell' esser vivi: esso si autostabilisce in quello sgomento.
Non è una scorribanda urbana il principio del femminile, piuttosto preghiera civile che rende la voce possibile alle civiltà che passano mentre lui solo rimane attraverso i giorni, poiché non ha sede alcuna il principio del femminile, non in un singolo giorno e nemmeno in tutti i giorni: li genera, i giorni.

🖋MADRE - CCCP

H♠


sabato 6 marzo 2021

RISVEGLIATI... ACTARUS!

 



L'immaginario infantile della mia generazione è popolato di "mecha", i giganti meccanici nati dalla fantasia del leggendario fumettista giapponese Go Nagai. Arrivarono in Europa alla fine degli anni settanta conoscendo un grande successo fra i ragazzi, soprattutto in Italia.
Il canovaccio della storia che li vedeva protagonisti presupponeva una minaccia aliena cui l'intera umanità, guidata ovviamente dal Giappone coi suoi robot, rispondeva colpo su colpo in ogni episodio scandito dalle stesse, ripetitive dinamiche. Proprio questo tipo di ripetitività scolpiva una narrazione apologetica, probabilmente tesa a incidere nelle acerbe menti dei giovani spettatori giapponesi i ruoli e i destini di una società che era ancora alle prese con la ritrattazione collettiva del dramma umano e tecnologico patito con la bomba atomica, si trattava forse di innestare un nuovo orizzonte eroico e tecnologico per una generazione di giapponesi che, si poteva allora supporre, avrebbe potuto conoscere una nuova guerra (ogni sfida terminava con un fungo atomico).
Questi "mecha" erano enormi mostri di metallo animati dalla guida di un pilota, solitamente un ragazzo orfano, a volte alieno o addirittura metà umano e metà androide... "problematico" insomma (un po' come i supereroi nevrotici della Marvel) e spesso alle prese con una figura paterna autoritaria, comunque enfatizzata anche quando il padre non c'era affatto laddove però era il professore-scienziato a sostituirlo: l'eroe veniva dunque adottato dalla comunità scientifica e cooptato nella missione di liberazione del proprio popolo coincidente col concetto globalizzato di "umanità", e di  norma "costretto" alla implementazione di sé per difendere, combattere, distruggere "il nemico"; non ci sarebbero stati dialogo o trattative di sorta ma una reazione emotiva e ipertecnologica all'assalto di improbabili creature da incubo pertinenti a un teatro onirico infantile piuttosto che a uno scenario extraterrestre. Nominare a gran voce le armi suscitava un effetto retorico che avrebbe dovuto da un lato intimorire il fantomatico avversario e dall'altro stimolare l'autocompiacimento per le proprie prerogative belliche in cui, evidentemente, doveva circoscriversi il perimetro della nostra acerba autostima: un "ce l'ho più lungo io" per minori di dieci anni.
La marcata sessualizzazione dei ruoli e delle macchine era un altro aspetto preponderante della situazione, coerentemente con la logica della proiezione di un "Io" in versione robotica: nel più emancipato dei casi la donna aveva un "mecha" tutto suo, un robot-femmina che sparava le tette come missili e diventava, anche in forma sottintesa, la fidanzata del protagonista. La sceneggiatura insomma era disseminata di quelli che oggi chiameremmo "stereotipi" - l' eroe senza macchia disegnato un po' più bello rispetto ai gregari, disposto a ogni sacrificio; il padre come  mitologico ispiratore, se morto poteva parlare da un computer o attraverso i ricordi alla guisa di un Super-io censore - in realtà riproduceva in salsa manga alcuni degli archetipi junghiani miscelati intorno a un "Sé" - il pilota - innescante appunto un "Io" - il robot - con cui proiettavamo un destino magico e catodico sullo schermo delle nostre giovanissime coscienze: da "Cuore" a "Pinocchio" eravamo a "Mazinga Z" e per molti versi direi che nel nostro bagaglio subcosciente conserviamo meglio le lame rotanti che non il naso di Pinocchio, la dicotomia Vega/Goldrake rispetto a quella Garrone/Franti.
Questo "Goldrake" (nome originale "Grendizer") su tela, realizzato in pittura acrilica, scaturisce da tutto ciò: sostanzialmente un autoritratto e quello di una generazione nella forma di una armatura rimasta vuota, un "Io" senza pilota che attende il risveglio del "Sé" che la indossi - come per il cavaliere inesistente di calviniana memoria - per tornare a dar vita a quel destino magico fatto di eroismo e valori irrinunciabili, avvolti nella polvere degli anni con il ragazzino che non abbiamo mai smesso di essere e, suvvia, perdonandoci un po' di retorica, concediamocela dal momento che qualsiasi valore attuale, alla bisogna ne indossa spesso fatalmente le ali nel voler dominare i cieli del significato: come il paladino ambisce alla vittoria, il valore ambisce a farsi dogma.
Dunque "Risvegliati... Actarus!" e torna a combattere, stavolta non per "tuo padre" o per il "pianeta Terra" ma per il pianeta che vorresti, la tua vita così come la immagini e le cose in cui - anche da adulto - non hai rinunciato ad aver fede.

HECHIZO  VP