Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


domenica 18 aprile 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "La Repubblica dei cognomi."

Esponenti della cultura, dello sport, dell'informazione et cetera, firmano un "documento" solidale a favore dell'attuale Ministro della Salute; "salute" eh, non più "sanità", e magari "pubblica", che è un concetto più specifico: meglio tenersi sul vago, con le parole furbe, quelle che puoi riempire un po' come ti pare... A proposito: cos'è per te la salute? 
Cognomi: simboli del linguaggio che qui pretenderebbero di rappresentare qualcosa o qualcuno in più rispetto al loro legittimo titolare, un intero concetto intriso di autorevolezza autoriferita.
"Cultura"... Ebbene non la mia; "informazione"? Non come la intendo io... e "salute", figuriamoci se ne affido il significato a un ministro.
Dunque cari - e cari non per affetto, piuttosto per il prezzo in termini di spazio e voce pagato da quegli stessi mondi che dite di rappresentare ma prepotentemente imbevuti della vostra liquida, traboccante, remunerata presenza - per quanto mi riguarda non siete esponenti di un cazzo, se non della vostra opinione. E di un cognome.
E' questa però - come coerentemente recita l'articolo 1 della, anche qui, solo vostra Costituzione - una "Repubblica democratica fondata sul cognome"... e beh in un paese dove si governa per cognomi, dove nel più democratico dei casi la scelta di voto è limitata a una lista di cognomi già stabiliti, dove hai vita un po' più facile se hai l'amico col cognome giusto al posto giusto, qui sì un peso ce l'avete voi esponenti di cultura questa, almeno finché questa sarà cultura.
Ma i cognomi altro non sono che parole, e da unico Ministro del mio vocabolario che tende all'infinito, vi condanno all'esilio: non c'è niente che possiate rappresentare dei miei mondi, non c'è significato che io possa delegare a quello spazio tra il nome e il cognome perché lo spazio è già mio tutto, come il significato che posso dare a un cognome in quanto parola, e per esempio alla parola... Speranza.


H♠

sabato 3 aprile 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Lo sanno tutti."

"Lo sanno tutti che la nave sta andando a picco e che il capitano ha mentito..." e sotto sotto lo sai anche tu: lo avverti, lo respiri malgrado ti ostini timidamente a credere che tutto finirà bene, che prima o poi le cose si risolveranno perché è questo che ti hanno insegnato a fare: credere. 
Una tradizione, una religione, un'abitudine, un'istruzione, un'idea, una notizia, una ricetta... e tu hai iniziato col crederci - alcune cose andavano anche molto bene, ti calzavano a pennello - ma non potevi fare altrimenti anche quando qualche verità mostrava delle crepe; poi ancora e ancora, hai continuato a fidarti finché "credere" si è trasformato nel tuo naturale atteggiamento nei confronti della realtà. Eppure a volte lo avvertivi, lo intuivi... no, non poteva che essere così, per forza.
La fede è qualcosa di potente, forse il più potente degli atteggiamenti umani:  tutto ciò che hai intorno è opera della tua cieca fede in ciò cui ti hanno detto di credere, anche quando non ti piace: "Oh se solo mi avessero insegnato a scegliere! Se mi avessero abituato alla confutazione, alla scomodità della ricerca, a un atteggiamento critico, a non aver paura... magari oggi avrei meno rimpianti." 
Ma stai sbagliando ancora, stai ancora implorando di essere guidato e nemmeno te ne accorgi: l'obbedienza è la più profonda e subdola delle abitudini, un'assicurazione sulla tua vita da cittadino "normale", sempre quella che ti hanno insegnato ovviamente. Vuoi misurarlo il tuo grado di libertà? Sì? Misura le cose cui obbedisci, certo molte dovrai andare a stanarle nei più impensati anfratti del tuo quotidiano.
Prova invece a porre fede in questo, tanto non hai niente da perdere oltre, forse, alle tue preziose e rassicuranti abitudini: hai i mezzi e l'intelligenza per andartela a prendere da solo la verità, e non hai più scuse da accampare per una vita che scade come un barattolo di marmellata. Aprila.
Loro d'altronde, i "tutti", sono esattamente come te: aspettano che ci pensi qualcun altro, sono abituati così anche se "lo sanno che la nave sta andando a picco..." lo sanno, ma di fronte al problema della cruda sopravvivenza magari qualcuno ha cominciato a scendere; gli hanno detto che il mare è pericoloso - ci sono le onde - ma di fronte a un fottuto Titanic di cui è evidente il destino, hanno preso a tuffarsi: per farlo può servire più la paura del coraggio sai. Ora quelli, quelli che si sono già tuffati, ti stanno guardando da laggiù: sì ci sono le onde ma quando ci sei immerso non sembrano poi così grandi e pericolose... e sulla nave sei rimasto solo tu, aggrappato a un timone ingovernabile, fedele al tuo capitano (che nel frattempo si è tuffato pure lui) e alle tue certezze che non sono più neanche le tue.


H♠