Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


sabato 20 marzo 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "Fossili"

Ce la stanno mettendo tutta per farci perdere la fiducia nella medicina, nell'informazione e nella politica poi non ne parliamo... E invece no, perché sono proprio loro la prova dell'inciampo, della naturale e ciclica regressione che ogni versione di progresso conosce e comprende al suo interno per produrre lo scatto successivo: il metabolismo dell'evoluzione.
Dobbiamo allora prendervi così, interpretarvi come quelli che saluti e restano mentre tu prosegui il viaggio, con un  po' di attenzione certo, che non vi salti in mente di scroccarci  il passaggio e ospitarvi come scomoda zavorra: la strada è disseminata di fossili e d'una seducente nostalgia del conosciuto. 
Spiacente caro Darwin: non è la specie che più si adatta, quella destinata a sopravvivere ma quella che riesce a emanciparsi da se stessa.
Addio, fossili, noi ce ne stiamo andando.


H♠



lunedì 8 marzo 2021

AGENDA DEL COLLASSO: "8 marzo 2021"



Dove ha sede il principio del femminile? 
Nella grammatica, nel concetto di proprietà, nella maternità o nello sparlato della narrazione civile... No. 
Come la pura idea dell'origine, non ha sede alcuna il principio del femminile, non è una risposta da opporre ma domanda verso cui inchinarsi con lo sgomento dell' esser vivi: esso si autostabilisce in quello sgomento.
Non è una scorribanda urbana il principio del femminile, piuttosto preghiera civile che rende la voce possibile alle civiltà che passano mentre lui solo rimane attraverso i giorni, poiché non ha sede alcuna il principio del femminile, non in un singolo giorno e nemmeno in tutti i giorni: li genera, i giorni.

🖋MADRE - CCCP

H♠


sabato 6 marzo 2021

RISVEGLIATI... ACTARUS!

 



L'immaginario infantile della mia generazione è popolato di "mecha", i giganti meccanici nati dalla fantasia del leggendario fumettista giapponese Go Nagai. Arrivarono in Europa alla fine degli anni settanta conoscendo un grande successo fra i ragazzi, soprattutto in Italia.
Il canovaccio della storia che li vedeva protagonisti presupponeva una minaccia aliena cui l'intera umanità, guidata ovviamente dal Giappone coi suoi robot, rispondeva colpo su colpo in ogni episodio scandito dalle stesse, ripetitive dinamiche. Proprio questo tipo di ripetitività scolpiva una narrazione apologetica, probabilmente tesa a incidere nelle acerbe menti dei giovani spettatori giapponesi i ruoli e i destini di una società che era ancora alle prese con la ritrattazione collettiva del dramma umano e tecnologico patito con la bomba atomica, si trattava forse di innestare un nuovo orizzonte eroico e tecnologico per una generazione di giapponesi che, si poteva allora supporre, avrebbe potuto conoscere una nuova guerra (ogni sfida terminava con un fungo atomico).
Questi "mecha" erano enormi mostri di metallo animati dalla guida di un pilota, solitamente un ragazzo orfano, a volte alieno o addirittura metà umano e metà androide... "problematico" insomma (un po' come i supereroi nevrotici della Marvel) e spesso alle prese con una figura paterna autoritaria, comunque enfatizzata anche quando il padre non c'era affatto laddove però era il professore-scienziato a sostituirlo: l'eroe veniva dunque adottato dalla comunità scientifica e cooptato nella missione di liberazione del proprio popolo coincidente col concetto globalizzato di "umanità", e di  norma "costretto" alla implementazione di sé per difendere, combattere, distruggere "il nemico"; non ci sarebbero stati dialogo o trattative di sorta ma una reazione emotiva e ipertecnologica all'assalto di improbabili creature da incubo pertinenti a un teatro onirico infantile piuttosto che a uno scenario extraterrestre. Nominare a gran voce le armi suscitava un effetto retorico che avrebbe dovuto da un lato intimorire il fantomatico avversario e dall'altro stimolare l'autocompiacimento per le proprie prerogative belliche in cui, evidentemente, doveva circoscriversi il perimetro della nostra acerba autostima: un "ce l'ho più lungo io" per minori di dieci anni.
La marcata sessualizzazione dei ruoli e delle macchine era un altro aspetto preponderante della situazione, coerentemente con la logica della proiezione di un "Io" in versione robotica: nel più emancipato dei casi la donna aveva un "mecha" tutto suo, un robot-femmina che sparava le tette come missili e diventava, anche in forma sottintesa, la fidanzata del protagonista. La sceneggiatura insomma era disseminata di quelli che oggi chiameremmo "stereotipi" - l' eroe senza macchia disegnato un po' più bello rispetto ai gregari, disposto a ogni sacrificio; il padre come  mitologico ispiratore, se morto poteva parlare da un computer o attraverso i ricordi alla guisa di un Super-io censore - in realtà riproduceva in salsa manga alcuni degli archetipi junghiani miscelati intorno a un "Sé" - il pilota - innescante appunto un "Io" - il robot - con cui proiettavamo un destino magico e catodico sullo schermo delle nostre giovanissime coscienze: da "Cuore" a "Pinocchio" eravamo a "Mazinga Z" e per molti versi direi che nel nostro bagaglio subcosciente conserviamo meglio le lame rotanti che non il naso di Pinocchio, la dicotomia Vega/Goldrake rispetto a quella Garrone/Franti.
Questo "Goldrake" (nome originale "Grendizer") su tela, realizzato in pittura acrilica, scaturisce da tutto ciò: sostanzialmente un autoritratto e quello di una generazione nella forma di una armatura rimasta vuota, un "Io" senza pilota che attende il risveglio del "Sé" che la indossi - come per il cavaliere inesistente di calviniana memoria - per tornare a dar vita a quel destino magico fatto di eroismo e valori irrinunciabili, avvolti nella polvere degli anni con il ragazzino che non abbiamo mai smesso di essere e, suvvia, perdonandoci un po' di retorica, concediamocela dal momento che qualsiasi valore attuale, alla bisogna ne indossa spesso fatalmente le ali nel voler dominare i cieli del significato: come il paladino ambisce alla vittoria, il valore ambisce a farsi dogma.
Dunque "Risvegliati... Actarus!" e torna a combattere, stavolta non per "tuo padre" o per il "pianeta Terra" ma per il pianeta che vorresti, la tua vita così come la immagini e le cose in cui - anche da adulto - non hai rinunciato ad aver fede.

HECHIZO  VP