La
notizia di questo incendio si è spenta ben prima delle fiamme per poi, come
sempre, diventare in-formazione insieme al fumo che si è propagato sui nostri
vari tipi di schermo. Abbiamo visto e – sebbene non bruci più nulla – stiamo ancora
vedendo quel fumo assumere diverse forme come succede con le nuvole, effetto
dell’informazione che è appunto un processo fisico simile alla combustione.
Accade nelle vicende della nostra mente: molto di ciò che esiste inizia a esistere proprio nel momento in cui cessa di farlo: ecco Notre Dame de Paris, ma non proprio la celebre cattedrale parigina già più volte soggetta a restauri e modifiche fino alle soglie di questo secolo e di cui più o meno tutti percepivamo l’esistenza anche prima dell’incendio.
Accade nelle vicende della nostra mente: molto di ciò che esiste inizia a esistere proprio nel momento in cui cessa di farlo: ecco Notre Dame de Paris, ma non proprio la celebre cattedrale parigina già più volte soggetta a restauri e modifiche fino alle soglie di questo secolo e di cui più o meno tutti percepivamo l’esistenza anche prima dell’incendio.
Ciò
che ancora sta bruciando nella nostra mente è decisamente obliquo rispetto alla
ineluttabile verticalità di un monumento gotico che ha iniziato a produrre
memoria – funzione propria dei monumenti – sotto la minaccia della sua stessa
disintegrazione. Mentre guglia e tetto crollavano, si materializzavano nei
pensieri europei la bellezza e la dignità non solo della cattedrale in
questione ma di un’intera epoca, addirittura la fierezza identitaria di una
civiltà capace di concepire i suoi confini oltre quelli della sola Francia: ci
siamo ritrovati quasi tutti a Notre Dame ospiti di un romanzo, di un cartone
animato, di un selfie turistico o di un “clic”. Si tratta dell’espansione dei
simboli, la combustione dei significanti, l’informazione che viaggia: la forma
del fumo.
Questo
è il fumo che ci ha fatto piangere per il dramma di una bellezza riscoperta e
tradita nello stesso istante, che ci ha fatto ri(m)piangere le forme di un
passato forse non proprio così barbaro come vogliamo convincerci che fosse solo
per illuderci di poter rappresentare noi una pseudomodernità davvero civile ma
che in realtà non ha ancora i nomi di una qualsiasi civiltà degna di trasformarsi in un passato. E’ così che la vera notizia non è il rogo di
un simbolo del Medioevo, ma il dramma estetico di questa epoca che è
piuttosto un medio evo di simboli che bruciano, per cui nei nostri occhi
arrossati non dalle lacrime o dalle fiamme ma dagli schermi, resta soltanto la
forma del fumo: in-formazione. Oltre il fumo c’è Notre Dame, in tutte le sue possibilità.
HECHIZO♠
HECHIZO♠