Commuove
la drammatica scomparsa della leggenda del basket Kobe Bryant con la
giovanissima figlia e lo fa in modo eccezionale, per le circostanze certamente
ma soprattutto per il nome cui esse resteranno per sempre legate.
Nei
perimetri del rispetto dovuto alle vicende estreme che coinvolgono ogni
individuo, famoso o no, è lecito interrogarsi in questo caso su come il tragico
evento venga recepito nella sua dimensione mediale e restituito al flusso
narrativo di massa. Avviene una trasfigurazione del fatto e dei suoi
protagonisti (1) suscitato da un bisogno quasi istintivo di condivisione non tanto per
la morte di un uomo ancora giovane e della figlia tredicenne, quanto per la drammatica eccezionalità dovuta al suo eccezionale protagonista nella coerente
cornice di una vita eccezionale (2).
Dobbiamo
tener conto del fatto che l’immaginario collettivo, che noi tutti abitanti del “mondo
connesso” contribuiamo a formare, viene quotidianamente nutrito da una narrazione
mediale oggi più invasiva che mai: quando il canovaccio subisce uno shock,
esso deve essere metabolizzato amplificando il parlato per rielaborare il
nuovo stato di cose affinché il discorso continui a offrire quegli spazi di
partecipazione grazie al quale quello stesso “mondo connesso” afferma e sancisce la sua propria esistenza (3). La morte o la
malattia però sono e restano fatti privati anche quando si tratta di personaggi
pubblici, e quel mondo ne è escluso di fatto (4).
Allora
è forse nella creazione artistica l’atto più efficace per ricostruire i ponti
del significato sullo scorrere nevrotico e ipertrofico del discorso mediale (5), efficace
in quanto capace di creare punti di osservazione a loro volta eccezionali che conducano quei
ponti dalla fine all'origine di tutti i discorsi e cioè dalla drammatica
scomparsa di un individuo alla creazione artistica – il gesto sportivo – da cui
è nata la sua leggenda e l’intera narrazione, per toccare in
ultimo la sfericità di una metafora senza angoli e lati, dunque uguale per
tutti: la vita e la morte degli esseri.
HECHIZO ♠ VP
NOTE
NOTE
[1] Creazioni di immagini e proliferazione di formule quali "r.i.p" o "non ci posso credere" accompagnate da emoji di rito: perché questo è un rito della comunicazione moderna.
[2] Effettuare spostamenti "di routine" con l'elicottero eleva l'eccezionalità del rischio qualora si verifichi.
[3] L'argomento è vincente ai fini della sussistenza del discorso quando è partecipato, ma ciò è appannaggio dell'insieme ossia della struttura in cui il discorso fluisce, non della singola voce che lo naviga.
[4] Tu puoi immaginare la moglie di Kobe Bryant, lei non può immaginare te.
[5] Il gesto artistico (dal verso poetico al tratto pittorico, dalla melodia all'acrobazia dell'atleta ecc.) universalmente è sintesi e per sua natura suscita visioni di sintesi: si chiama estetica e produce significato, la ricerca del significato è quanto più ci avvicina all'essenza delle cose (quanta sintesi, solo a dirlo, in una "bomba da 3" o in un "gol su rovesciata"? Arte infatti è già soltanto dirlo poiché suscita visioni di sintesi in te che stai leggendo).