Le
tube non si usano più nemmeno tra i ricchi ma lui ce l’ha perché è così che
spesso immaginiamo un ricco: è lì che mangia seduto a un tavolo lunghissimo
insieme ad altri ricchi quasi tutti con la tuba in testa, certo non è etichetta
mangiare indossando un copricapo ma altrimenti non sarebbe un pranzo tra ricchi
come ce lo immaginiamo noi, e poi i ricchi fanno come gli pare.
La
ricchezza va sempre a braccetto col potere: non vedrai mai un povero al potere e
questo a prescindere dalla tua immaginazione, forse potrebbe anche accadere in
circostanze assai peculiari ma, appena al potere, quel povero smetterebbe
immediatamente d’esser tale. Dunque la gente a quel tavolo è per forza gente di
potere, loro però sanno bene di non aver potere sulle circostanze: possono
cercare di imporre a qualcuno come viverle le circostanze ma non governarle,
almeno non del tutto. Adesso per esempio, disquisendo del mondo e di scambi
commerciali su ampia scala, stanno ingollando del buon cibo, roba d’alta cucina
servita da uno di quegli chef che impazzano in TV, con posate d’argento e
bicchieri di cristallo, bottiglie di vino rosso da centinaia di euro ma questi
elementi della ricchezza non li hanno stabiliti loro, come quelle ridicole tube
che insistono sul loro capo: ce li immaginiamo così, è un fatto culturale.
Hanno
un ulteriore elemento che li caratterizza: i loro connotati, sì perché
assomigliano proprio a dei maiali, maiali con la tuba. L’utilità del maiale è
nota a tutti e per certi versi se lo meriterebbe pure un posto a quel tavolo,
certo più di alcuni politici che spesso immaginiamo a gozzovigliare trattando
appalti e stringendo accordi in ristoranti di lusso, con o senza tuba che ora
in effetti non va più, e neanche questo lo hanno deciso loro.
A
ben vedere quel tavolo lo hai popolato tu, la circostanza è questa; è così che
immagini il potere e se le cose le immagini in un modo, il più delle volte,
quelle ci diventano anche se sei povero.
C’è
qualcosa nel potere, e ovviamente nel maiale, che dipende da te: è la cultura,
per cui tutto un insieme di esperienze, abitudini e nozioni in cui ti sei trovato
immerso e da cui hai assunto qualcosa spizzicando qua e là, ti portano a vedere
un branco di maiali seduti a quel tavolo piuttosto che dei nobilissimi
purosangue (i “Napoleone” orwelliani non sono mica frutto del caso).
Sia
i maiali che i cavalli ignorano tutto questo, non li sfiora nemmeno il pensiero
di essere immaginati da chicchessia o persino di potersi immaginare seduti a un
tavolo a mangiare con coltello e forchetta: questa è una circostanza da non
prendere così alla leggera perché se un maiale fosse in grado di immaginarsi
come un prosciutto pronto per l’affettatrice o un cavallo di poter essere
rinchiuso in un recinto ecco molte cose cambierebbero, dalla sorte dei maiali e
dei cavalli – che se non altro ci renderebbero le cose ben più difficili – fino
alla tua idea di potere, anzi probabilmente quel tavolo si svuoterebbe così
come i recinti e magari riusciremmo pure a immaginarci un povero al potere.
L’immaginazione
dunque è una bella responsabilità, e lo sa quel tizio seduto in fondo al
tavolo, l’unico senza la tuba in testa e con il volto umano: se ne sta lì tra i
maiali e non riesce a mangiare, sta provando a immaginare di essere immaginato
da un maiale o da un cavallo, vuole sovvertire le regole del potere e quelle dell’immaginazione,
anzi lo ha già fatto proprio adesso: se le cose le immagini in un modo, quelle
spesso ci diventano e se poi le circostanze impongono che quel tizio abbia i
tuoi stessi connotati, allora la rivoluzione è a un passo.
da "ESSI PARLANO" © 2010 (ed. Geniocellula)
Valentino Picchi
Immagine by FRANZ BORGHESE: "Colazione all'aperto"
Immagine by FRANZ BORGHESE: "Colazione all'aperto"
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