Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


mercoledì 13 settembre 2023

LA LIBERTÀ DI MOVIMENTO NELLA CIVILTÀ DEI CODICI

 
Bar, ristoranti, teatri cinema, banche, stadi, aeroporti, tavoli, menù, biglietti vari: non vi sono più "spazi" che non siano mediati da qualche sorta di codice. 
Non esistono luoghi e specialmente corpi franchi dalla legalizzazione degli accessi, o meglio dalla trasformazione d'ogni movimento in un "accesso": ovunque si scansiona o si viene scansionati, con la facile previsione che un domani tal "ovunque" si allarghi a dismisura, fino all' impensabile. L'ubiquità è la forza della scansione: si rende immune da giudizio omologando e conformando il "dove" al "come" fino a renderlo impalpabile e, poco alla volta, accettato.
Intesa la libertà di movimento non più come libertà in uno spazio ma come spazio essa stessa e reso tale spazio iper-normato, esso emerge come ambiente segnico che nella sua versione simbolica diviene ambiente educativo, perfettamente adatto a un paradigma "correzionista".
Ciò che va davvero compreso è che esso, ad ogni occasione, costituisce la transustanziazione di un ostacolo dal piano del simbolico a quello fisico, una barriera, un punto d'accesso a cose e luoghi prima né chiusi né aperti in quanto ideale appendice del proprio potere significante: l'intenzione di raggiungerli. E basta.
Il ricongiungimento tra l'azione e la sua meta trova qualificazione attraverso una legittimazione esterna per cui la chiave del significato non è più nello spirito del gesto il quale si dissolve nel reticolo burocratico tessuto da un apparato impersonale che lo qualifica.
La chiave è l'uomo e in particolare la sua impronta: il prodotto più ambito.
Dove c'è un prodotto esiste un mercato, fatto di oggetti e soggetti coinvolti in qualche gioco di profitto dove le leggi di natura - "pesce grande mangia pesce piccolo" - vigono sublimate in leggi e normative che calano dal vertice della piramide metalimentare verso il basso, e vi arrivano come prodotto "offerto" e già confezionato piuttosto che come merce civile di cui si è naturali produttori "dal basso" e dunque padroni di stabilirne eventualmente il prezzo di scambio ma soprattutto la disponibilità.
La manifestazione di tale disponibilità non può che risiedere nella inalienabile facoltà di creare o ricreare lo spazio in quanto spazio proprio: dar forma alla propria "casa" come estensione del sé ed essa stessa dunque come codice di abitabilità del genio e dell'intenzione, per fondare le basi - espressive prima e civili poi -  di una ritrovata libertà non "di", non "del", ma "nel" movimento stesso: un muoversi sùbito, non subìto.

HECHIZO  VP




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