Blog di guerriglia semiologica e resistenza culturale


"LA REALTA' E' UNA MALATTIA." Valentino Picchi


sabato 17 agosto 2024

LA DELEGA DELLA PERCEZIONE

Il “caldo percepito”, da qualche anno viene adottato questo nuovo parametro per misurare il nostro rapporto col clima estivo.
Presupposto ineludibile del caldo “percepito” non può che essere il caldo “effettivo” – entrambi misurati in gradi Celsius – in una circolarità logica dove un fattore dà modo di esistere e attribuisce senso all’altro: non può esserci un caldo percepito che abbia un senso autonomo senza un caldo “ufficiale" di riferimento e, viceversa, senza l’introduzione di un caldo “nuovo” – com’era fino a qualche anno fa – nessuno si porrebbe il problema dell'esistenza di un caldo “assoluto” che sarebbe quello "vero" e unico per tutti.
Ma qual è il caldo che, sostanzialmente, più meriterebbe di esser preso in considerazione?
Il fatto che i bollettini meteo indichino una certa temperatura in un dato momento della giornata incidono sulla percezione che ognuno di noi può averne? Certo che sì, in base alle nostre condizioni ambientali e psico-fisiche: è dunque la nostra percezione soggettiva a stabilire il modo in cui, appunto, il nostro corpo e la nostra mente interpretano il valore di quel dato; d'altronde un chilometro da percorrere a piedi non è lo stesso chilometro per un ventenne e per un settantenne o ancora per un ventenne costretto su una sedia a rotelle: ognuno di loro – sebbene tutti ragionino in metri – percepirà quel chilometro in modo diverso e sarà quello il valore esperienziale assoluto, uno per ogni individuo.
Dal punto di vista contestuale poi, 35° gradi in spiaggia non sono gli stessi che su una strada asfaltata, 40° non hanno lo stesso significato se registrati in Norvegia o nel Sahara, cento metri in discesa sono diversi da cento metri in salita ecc.
Il campo di indagine non è dunque l’unità di misura o l’attributo che la qualifica, “reale” o “percepito” che sia, poiché entrambi in tal senso – cioè nel guscio dell’esperienza personale – non esistono.
Pretendere allora di attribuire un valore assoluto per tutti, come si pretende con la temperatura “percepita”, a un qualcosa che viene prodotto da una serie di concause soggettive e circostanziali – oltretutto basato su un presupposto contestualmente relativo come la temperatura “effettiva” – significa invadere il campo della percezione, e di percezioni ne esistono tante quanti sono gli uomini e le bestie… a meno che gli uomini, e non certo le bestie, abbiano realizzato l’uso di demandare a un’ acefala semantica parascientifica il compito di conferire attributi e valore a ciò che prima veniva qualificato dai sensi, dalla psiche e dall’esperienza di ognuno (certo è Agosto per tutti, e neanche per tutti, ma ognuno ha il "suo" Agosto): una sorta di delega delle proprie percezioni, effettiva quanto… affatto percepita.
Esiste poi una meteorologia dell'essere, chiamiamola "culturale", per cui tale delega percettiva assume ad oggetto altri elementi come il senso del pericolo e la sicurezza, il bello e il brutto, il giusto e l'ingiusto, l'inclusivo e l'esclusivo oppure, forte di questi tempi, il maschile e il femminile.
La percezione, strappata alla semantica personale, diviene così una semamtica di mercato soggetta alle sue oscillazioni e soprattutto alle sue previsioni: ad oggi il meteo della tangibilità ne prevede un'ampia desertificazione, prospettiva succulenta questa per gli avveduti costruttori del gusto e della misura, per una nuova e fruttuosa edificazione di ciò che noi saremo portati a riconoscere, abitare e percepire come "la nostra cultura".

HECHIZO ♠ VP

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